Se ti raccontassi che l’idea del progetto Urtzula l’ho concepita anni fa, proprio come un sogno, sotto la spinta di un grande desiderio? Forse non ci crederai mai! Perché ancora, talvolta, faccio fatica anch’io a credere che si sia realizzato! Ma credimi, è davvero così!

Un desiderio che si è piano piano manifestato realmente, attraverso una serie di strane coincidenze, che hanno reso possibile ciò che in apparenza sembrava solo un sogno!

Il solo pensiero che potesse realizzarsi mi riempiva di gioia, mi faceva sentire felice, sicura di poter superare qualsiasi difficoltà potessi incontrare nel realizzarlo. Quando poi è arrivata finalmente la conferma della concreta fattibilità, proprio in pieno lockdown, mi è sembrato come un segno importante, come se dietro di me ci fossero delle forze divine ad aiutarmi a realizzarlo materialmente.

Se sei genitore, sai che la scelta del nome della tua creatura quasi è mai facile! Ed è proprio così che l’ho vissuta, come se aspettassi veramente un figlio! Proprio io che figli non ne ho avuti!

La ricerca prima, le riflessioni nel mentre e poi, finalmente la decisione del nome giusto, è stato per me come un rito di passaggio, attraverso il quale un sogno, maturato negli anni addietro, finalmente è riuscito a radicarsi in un progetto concreto, che raccoglie tutta la mia esperienza umana e professionale. 

Un progetto, che mi da la possibilità di esprimere quella che sento anche come la mia missione. Ma anche tutte le mie speranze in una vita migliore, le mie paure, le mie aspettative legate alla scelta di un cambiamento radicale di vita, che abbraccia l’intera mia esistenza e non solo quella professionale.

Un cambiamento che è stato accelerato dalla presa di coscienza di molte consapevolezze proprio legate alle vicende intorno alla crisi pandemica. Ma anche al lutto per la morte di mio padre e al bisogno esploso dentro di me, di conoscere ed entrare in contatto con le mie radici familiari paterne, anche in senso metaforico. 

E quindi, eccomi qui nel piccolo borgo di Sini in Marmilla, nella casa di famiglia dove risiedo insieme a Luca, il mio compagno, ereditata da mio padre, appartenuta ai miei nonni, che ora è non solo la mia casa, ma anche la sede della mia azienda: S’Urtzula.

Una casa nata e costruita per volontà e desiderio dei miei nonni per creare una famiglia, con l’amore,  i grandi sacrifici e le speranze per un futuro migliore di chi viveva distante a causa di una guerra, avendo lasciato il cuore nel proprio paese d’origine.

Ti starai chiedendo perché allora Urtzula e non un altro nome?

 

 

Non è solo la bellezza di questo arbusto ad avermi convinto, foglie verde brillante a forma di cuore, e i graziosi fiori primaverili  che si trasformano  nei grappoli rossi luminescenti, che compaiono alla fine dell’estate. Neppure la sua forza caparbia e l’attaccamento, espressa dal robusto fusto con le spine, grazie alle quali si avvinghia sugli alberi e sui vestiti di chi distratto gli si avvicina troppo.

 

Sono invece le sue molteplici e strabilianti capacità di cura ad avere attratto la mia attenzione e a convincermi che Urtzula, si proprio urtzula, è il nome giusto!

 

Ma ti devo confessare però che mi è venuto anche facile creare una similitudine, tra Urtzula e le caratteristiche caratteriali che ho osservato nella gente nata nei paesi attorno alla Giara. Le stesse presenti anche nel mio caro padre, che amava questo paese e la Giara e i suoi boschi e questa casa, con una forma di attaccamento oserei dire quasi morboso! La stessa particolare affezione e attaccamento per essa e il proprio paese, che ho ritrovato nella gente dei paesi attorno alla Giara. Insieme ad una strana malinconia per dovere vivere lontano da immigrati, per chi ha scelto di andarsene, ma anche presenti in chi, qui, nonostante tutto, ha scelto comunque di vivere.

 

Sono proprio le spine di questa pianta e le sue foglie a forma di cuore a rappresentarle: gioie e dolori allo stesso tempo; come pure il cuore rappresenta anche la semplicità che traspare in loro e l’accoglienza che sono capaci di offrire. Caratteristiche che solo nelle piccole comunità si possono apprendere, conoscere, godere e ritrovare. Non potrai certamente trovarle in nessuna città! Sarai di sicuro d’accordo con me!

 

Mi ricordo ancora di quella sera in cui frugavo in internet, alla ricerca di ispirazione per la scelta del nome! Cercavo proprio un nome botanico, di una pianta endemica che crescesse anche in Giara e o in terra di Marmilla! E all’improvviso compare una sua bellissima foto; poi leggo le sue caratteristiche e qualità strabilianti! 

 

Eccola è lei, proprio lei, è perfetta, la chiamerò così la mia creatura! Salsapariglia, il nome botanico… e in dialetto sardo come si chiama? Cerco, cerco, cerco ed eccolo comparire il suo nome tradotto dall’italiano: “urtzula”!

 

Vieni con me ti accompagno a conoscerla! Ti racconto di lei!